#lacrime di sangue
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Lacrime di sangue di Massimo Boni. Un thriller avvincente tra le ombre di Firenze. Recensione di Alessandria today
Con "Lacrime di sangue", Massimo Boni ci regala un noir mozzafiato ambientato in una Firenze intrisa di mistero e morte
Con “Lacrime di sangue”, Massimo Boni ci regala un noir mozzafiato ambientato in una Firenze intrisa di mistero e morte. Una serie di omicidi cruenti sconvolge la città, e l’ispettore Raffaele Improta, insieme alla sua squadra, si trova immerso in un’indagine tanto intricata quanto pericolosa. Trama del libro Firenze, città d’arte e di storia, diventa lo sfondo di quattro brutali omicidi: le…
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blanksoullesseyes · 2 years ago
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That's so Tumblr
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aitan · 3 months ago
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Quando capirete che queste agenzie di rating che valutano la presunta solidità di Stati e società danno giudizi positivi a chi fa macelleria sociale sarà troppo tardi.
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formulapookie · 8 months ago
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If Bezz ever makes a family they'll be wearing this all together (sorry)
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the last one being their child
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omarfor-orchestra · 2 years ago
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Allora my period was about to come so I was overwhelmed already but stamattina alle 5:15 mi sono immaginata un eventuale spinoff su Filippo che piacerebbe solo a me e ho pianto sola nel letto
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twistedwhitesnow · 2 years ago
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molecoledigiorni · 10 days ago
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- La cifra della distanza -
Mi mancavi
anche mentre ti amavo,
anche quando ti sentivo
sulla pelle.
Ho bevuto la tua voce
e le tue parole
come un sorso d’aria gelida,
un senso di colpa
da dimenticare.
Ho sempre nello sguardo
la cifra della distanza,
ma non c’è più niente
nessun dolore,
non c’è più sangue
dietro le lacrime.
©b.b.s
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mccek · 9 months ago
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Tutto è cambiato da quel 2010,
anni passati buttata in un letto, 
salvata per miracolo, le ore sotto i ferri sono state dieci, 
per me sono state eterne, mi sentivo inerme, 
“la paziente ha perso troppo sangue, la situazione é complicata, 
non ho mai creduto a Dio, sempre pregato gli angeli che mandano segnali dal cielo, 
questa vita ti ha maneggiata bruscamente, mai stata delicata,  
ti ha tolto l’uso dei tuoi arti, 
non sapendo che il tuo punto di forza é insito nel tuo carattere, 
quanta forza di volontà, non ti fai mai abbattere, 
ma dimmi un giorno come farò a dimenticarti? 
Conservo con me quel delfino trovato in una giornata triste dentro un cassetto, 
tuo figlio é sempre quello di un tempo, 
un concentrato di ansie e incertezze, 
che scrive i suoi mostri sopra un foglietto,
dicevi “non piangere”, guarda dentro la tasca,
di anni ne avevo 6, a scuola piangevo ogni santo giorno, 
tant’era la paura della solitudine, che chiedevo alle maestre sé fossi rimasto solo, insicuro delle mie stesse insicurezze,
speravo nessuno vedesse, stringevo il delfino, 
chiudevo gli occhi, allontanando quelle paranoie  trasportate dalla burrasca,  
di idee negative succubi di voci “cattive”, 
ti chiedevo “Mamma? 
Perché quando gli altri piangono io stringo loro la mano e sorrido?
Se quando piango loro mi fissano, ridendo a squarciagola come in un grido?”
“Ognuno é fatto a modo suo, 
non tutti hanno un cuore compatibile col tuo”.
“Non ha importanza se nessuno ti ha compreso, 
non ti sei “abbassato”, non hai cercato compassione, per essere accettato”,
Tu come me davi retta a tutti, poi quando c’era bisogno, “ognuno c’ha i sui impegni”, (già!),
strano come poi piangano lacrime di coccodrillo mentre sei disteso su una bara.
Stesso sangue, avvelenato dalla vita, dal pregiudizio inutile di chi fingeva di esserci vicino,
umani come medicine, un giorno ti elevano al settimo cielo, i restanti ti rigettano l’inferno, 
finisci in para, dicono “passerà”, nessuno ci tiene, impara.
Ti sento piangere le notti, 
con due tumori che si fanno spazio nel tuo corpo, silenziosamente, 
mi dici che non molli, anche sei distrutta, “non voglio spegnere quel tuo sorriso”, 
io non ne conosco di altri motti, 
mi guardi, mi stringi, col corpo che trema, la mia anima lo sente, 
io invidio il tuo essere, fragile e tenace, 
tu non vivi, sopravvivi, lotti,
come quando ballavi il tango, 
cambiavi l’atmosfera, 
la tua? La classe di chi soffre senza farlo notare, 
a ogni tuo passo il mio cuore accelera, 
professionisti che dicevano “incantevole, come
una bambina si diverte in mezzo al fango”.
In una vita di spine, senza una rosa,
sei un’artista nel dipingere le mie giornate, 
metti ordine fra miei pensieri come in un quadro a ogni dettaglio i suoi colori, 
siamo io e te e papà, stretti dentro un incubo, sappiamo che ogni giornata potrebbe essere preziosa, 
ho sempre dato tutto per scontato, bastava dirti grazie, rispettare le tue urla, i tuoi dolori.
Quante volte mi hai detto ti vorrei aiutare? 
Ma testardo davo retta solo a me stesso,
capendo che una donna é l’unica soluzione, 
se ti sa guardare dentro, é più erotico del sesso,
ti scrivo le mie lacrime del cuore, 
quelle che nessuno vede, 
mentre dentro sé stessi ogni equilibro cede.
Ti ho detto troppe volte, “se ti spegnessi metterei fine ai miei giorni”, 
tu solo una cosa mi hai risposto “fammi rivivere in quei giorni”.
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ilfascinodelvago · 5 months ago
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Quando un personaggio del governo Meloni fa qualcosa di buffo (tipo la festa di Capodanno con le pistole o come ieri Sangiuliano fare ammenda al TG con la testa spaccata per aver avuto un'amante che lo registrava con occhiali spia) (solo l'Italia poteva inventare il punto in cui si incontrano William Gibson e Temptation Island) io penso sempre: e questi sono i migliori che hanno trovato.
L'intervista a Sangiuliano è stato un momento di buon intrattenimento, abbiamo sempre bisogno di quindici minuti divertenti offerti gratis dal destino. Se questo fosse un paese immaginario, con problemi immaginari abitato da persone immaginarie, avremmo potuto spegnere la Tv, grati e sorridenti per la performance. Il problema è che questo è un paese reale, con problemi reali ovunque guardi, e questi sono i migliori che hanno trovato, quasi un secolo di rivalsa post-fascista a sentirsi i migliori ingiustamente esclusi dalla cosa pubblica e poi letteralmente: il circo.
Non è ovviamente la prima volta, chi ha buoni archivi di ritagli o buona memoria, in questi giorni può scrivere pezzi belli su tutte le volte che il circo è arrivato a Roma, le volte in cui seguire la politica è stato divertente perché persone buffe facevano cose buffe in pubblico invece di governare. Da che io ricordi l'Italia politica è questo perenne pendolo tra cicli di intrattenimento e cicli in cui ci viene presentato il conto perché ops: non si è governato per anni, avete votato il circo, quindi ora ecco un turbo burocrate che parla poco, a voce bassa, pensa ai conti, sistema la baracca, si veste in modo impeccabile, lacrime, sangue, età pensionabili presto spinte oltre il limite della sopravvivenza umana, tagli ovunque, eccetera.
Seconda e terza repubblica sono un perenne ciclo di caos e sanzione, un governo che fa le orge e poi un governo che viene a punire il paese per aver votato il governo che faceva le orge, almeno vent'anni quasi tutti così, e se provi a chiederti dove sia finito il futuro nella politica italiana, almeno ieri ho scoperto che esistono occhiali con cui si registrano le persone, non esattamente il futuro che ci avevano promesso ma ci accontenteremo.
Ferdinando Cotugno
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raccontidialiantis · 21 days ago
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Quanto mi piace
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Mi fai sentire un oggetto, un pezzo di carne. Un tuo attrezzo, un cucciolo di donna che hai contribuito ad allevare e svezzare solo per ricavarne in futuro del piacere sessuale. Un investimento erotico ed emotivo, il tuo. Forse inizialmente la tua attenzione era solo per mia madre, una donna bellissima ancora oggi a cinquant’anni. M’hai accolta in Italia con lei quando siamo venute dalla Romania, diversi anni fa. Devo riconoscere che sei stato sempre generosissimo. Mamma continua a esserti utile, in casa. Pulisce, cucina, fa la spesa. Ma non la scopi più tanto, da quando hai scoperto che la figlia è più “sfiziosa” come dici tu. Hai iniziato da poco, da quando un mese fa t’ho detto che m’ero fidanzata. Hai voluto sapere cosa mi facesse il mio ragazzo: dovevo dirti tutto. Poi, giorno dopo giorno, con la scusa di insegnarmi le cose dell’amore, m’hai chiesto di fare sempre di più. E io ci stavo: quanto mi piaceva, ricevere finalmente le tue attenzioni di uomo maturo.
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Non ero più la ragazzina rompiscatole. M’hai incatenata, ho dovuto indossare solo per i tuoi occhi dell’intimo sexy, poi delle cinghie che mi bloccavano, la gag-ball in bocca. M’hai legata in mille maniere. M'hai abituata al collare e a camminare a quattro zampe, come una tua troia al guinzaglio. Alla fine, dopo una decina di giorni non hai più resistito e un pomeriggio hai alzato il tiro. M’hai ordinato di spogliarmi tutta nuda, m’hai presa, buttata sul letto e m’hai direttamente sverginata. Ero impaurita, terrorizzata. Non ero preparata. Si, confesso di essere stata molto maliziosa a mia volta e di averti stuzzicato a lungo. Forse sono stata anche un po' una maliziosa puttanella: t’avevo svelato, fatto leccare ed esplorare tutto il mio corpo. Anche se giovanissima, sapevo bene che così facendo sarebbe presto arrivato il momento di farmi scopare da te. Mia madre, molto pragmatica e capendo ciò che stava accadendo, m’aveva istruita di non contrariarti e di compiacerti sempre.
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Ero anche un po’ curiosa, francamente. Sentivo che il sesso stava diventando concreto, che presto sarei diventata una vera donna. Completa. Desiderata. Quanto me lo sognavo un vero uomo, un maschio che non desiderava altro che infilare l'uccello nella mia passera, nel mio culo. Da succhiare e divertirmici come una vera puttana, finalmente! Da gustare quando sborra, socchiudendo gli occhi per il piacere puro provato nell'inghiottire. Da sentirlo che vibra di piacere mentre eiacula nel mio corpo il suo prezioso nettare. Si: una donna vera! Così d'improvviso ti sei deciso e m’hai presa. Senza alcuna delicatezza. Un toro infuriato, sembravi. Volevi mangiarmi, mentre mi scopavi. Urlavo. Non ti volevo con così tanta violenza. Avrei apprezzato un approccio più dolce. Mamma è accorsa, ma le hai detto senza mezzi termini che se non se ne fosse andata subito in cucina avresti buttato fuori entrambe. E lei è uscita dalla stanza in lacrime.
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Aveva il sangue agli occhi. T’avrei ucciso. L’hai annientata in un sol colpo: come donna e come madre. Intanto mi stantuffavi dentro senza pietà, con la tua tipica prepotenza maschile, grufolando e godendo in modo animale. Violandomi la fica con l'uccello e l'ano con le dita, a sfregio. Per rendermi totalmente tua. Mi hai letteralmente sfondato la fica e il posteriore. Uno, due, tre dita e infine tutto il pugno nel culo. Dio, che male! Un dolore acuto in tutta la zona, dall’inguine all’ano; una pena che pian piano col tempo poi s’è stemperata e trasformata in dolcissima schiavitù al tuo cazzo. E alle tue mani. Mi sono accorta da subito che comunque essere scopata mi piaceva. Oh, quanto mi piaceva! Non contento, dopo avermi usata per una buona mezz’ora, tranne una pausa brevissima in cui io piangevo calde lacrime, comunque sorridendo tra me e me, senza pietà d’un tratto m’hai presa, hai aperto la mia bocca con forza e mi hai ficcato l’uccello fino in gola.
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A momenti vomitavo. All’inizio quindi ho faticato ad accoglierti e mi venivano i conati, di continuo. Però almeno per questo hai avuto tanta pazienza, nel farmi adattare al supplizio. Lì ho capito quanto mi convenisse imparare a succhiartelo con cura e quanto mi piacesse essere dominata e usata da un maschio. In particolare da te. Ti amavo. Si: ti amavo e ti volevo. Ho imparato presto a lavorarti il cazzo dolcemente, a succhiarlo, a farti sborrare e a ingoiare. La natura è perfetta. Amo moltissimo leccarti l’asta e le palle con la massima passione. Eri sorpreso inizialmente da tanta spontanea dedizione. Si: da subito m’avevi finalmente domata. Ero diventata tua. Quando nella mia impegnativa iniziazione finalmente mi hai sborrato l’ultima volta in bocca t’ho ingoiato rapida e golosa, dopodiché ho atteso il tuo rilassamento nella mia gola; quindi t’ho sorriso e baciato in bocca: a lungo e con tanto amore.
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T’ho sussurrato all’orecchio il mio ringraziamento per il fatto di avermi fatta diventare una donna. Poi, mamma con la sua saggezza infinita m’ha comunque consolata. Dicendo che in breve mi sarei abituata. E aveva ragione: ho scoperto che posso essere santa fuori e puttana con te. Al mio ragazzo non concedo che toccatine sul seno; se mi gira, gli faccio infilare le dita nei miei slip. Lo masturbo, lo faccio venire nelle mie mani. Ma null’altro, per adesso. Faccio pratica con te: sto imparando a prendere tutto il tuo uccello fino alla radice e a ingoiare quando sborri senza lamentele. Il giorno del suo compleanno gli farò provare il paradiso. Spero non si domandi dove io abbia imparato a fare dei pompini in modo così divino. Intanto la notte nel letto matrimoniale tu ormai vuoi sempre e solo me. Mamma dorme in camera mia. Quanto mi piace sentire le tue mani che mi cercano, mi frugano, mi palpano ovunque.
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Mi desideri. Mi vuoi da impazzire. Ti piace la mia carne giovane e soda. I miei seni sono la tua ossessione. I miei capezzoli la tua droga. Si, certo: ogni tanto scopi anche mamma. Devi pur darle un contentino. Lei capisce e accetta, al fine di non perderti. E io devo assistere! Glielo hai chiesto in modo molto determinato e lei ha dovuto dire che per lei andava bene, che ormai ero una femmina fatta e adulta. Inoltre, ha affermato che io avrei avuto da imparare, da lei: solo guardando come fotte una donna di cinquant'anni comunque si impara molto. All’inizio era imbarazzatissima, povera donna. Arrossiva tutta. Poi però s’è sbloccata. Cazzarola: non avrei mai immaginato che mia madre fosse così porca ed esperta! Ti trattiene e ti stimola, ti dice che glielo devi dare tutto. Poi ti succhia il cazzo come una disperata e quando stai per venire, come si usa dalle nostre parti, ti infila una carota o una zucchina nel culo e tu perdi ogni ragione e vieni; ti fa urlare, dal piacere!
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E ogni tanto la umili, la degradi e inseme a noi due le fai fare pure una cosa a tre! Ma... a lei piace un sacco! Che vera puttana, mia madre! Solo guardandola al lavoro e tenendo a mente i trucchi che adopera, capisco meglio come farti godere di più e come acquisire su di te sempre più potere. Perché inizio a realizzare solo adesso che ormai sei totalmente innamorato. Del mio culo, della mia fica e dei miei seni piccoli, sodi e giovani. Usando la mia bocca, ottengo ciò che voglio, da te. E mia madre intanto è ogni giorno sempre più serena. Finalmente.
“Sai, tesoruccio: in centro ho visto una mansardina per me che mi piacerebbe tanto tu acquistassi. Mi tornerebbe molto utile come punto d’appoggio, sia quando vado a scuola che quando sono in giro a far compere col mio ragazzo...”
Ripeto: ottengo ciò che voglio, da te!
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RDA
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colonna-durruti · 7 days ago
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L'ARMATA ROSSA ABBATTE I CANCELLI DI AUSCHWITZ.
La testimonianza del comandante sovietico Georgj Elisavetskj in quel 27 Gennaio 1945:
“Ancora oggi, il sangue mi si gela nelle vene quando nomino Auschwitz. Quando sono entrato nella baracca ho visto degli scheletri viventi che giacevano sui letti a castello a tre piani. Come in una nebbia, ho sentito i miei soldati dire: «Siete liberi, compagni!». Ho la sensazione che non capiscano e comincio a parlargli in russo, polacco, tedesco, nei dialetti ucraini. Mi sbottono il giubbotto di pelle e mostro loro le mie medaglie… Poi ricorro allo yiddish. La loro reazione ha dell’incredibile. Pensano che stia provocandoli; poi cominciano a nascondersi. E solamente quando dissi: «Non abbiate paura, sono un colonnello dell’Esercito sovietico e un ebreo. Siamo venuti a liberarvi» […] Finalmente, come se fosse crollata una barriera… ci corsero incontro urlando, si buttarono alle nostre ginocchia, baciarono i risvolti dei nostri cappotti e ci abbracciarono le gambe. E noi non potevamo muoverci; stavamo lí, impalati, mentre lacrime impreviste colavano sulle nostre guance”.
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blanksoullesseyes · 2 years ago
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WUT
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clarissasworld · 1 month ago
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Ho sempre pensato che le “belle” persone non siano né facili né scontate.
Le belle persone non sono nemmeno per tutti, perché non si fanno attraversare da tutti e nemmeno tutti sono in grado di farlo.
Le immagino come una rosa.
Non le puoi raggiungere sentendo solo il profumo o ammirandone i colori.
Non le conosceresti mai a fondo.
Le belle persone spesso hanno passati ingombranti, la pelle graffiata.
Per arrivare al cuore devi passare dalle spine.
Graffiarti,
mischiare il sangue,
asciugare le lacrime che bagnano il cuore,
scambiarci la pelle,
l'odore.
Sono infatti convinto che le belle persone non profumano.
Le belle persone lasciano segni.
Graffiano,
dolcemente.
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-Pedro Almodovar
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canesenzafissadimora · 4 months ago
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Ho sempre pensato che le “belle”
persone non siano né facili
né scontate.
Le belle persone non sono nemmeno
per tutti, perchè non si fanno
attraversare da tutti
e nemmeno tutti sono in grado di farlo.
Le immagino come una rosa.
Non le puoi raggiungere sentendo
solo il profumo o ammirandone
i colori.
Non le conosceresti mai a fondo.
Le belle persone spesso hanno passati
ingombranti, la pelle graffiata.
Per arrivare al cuore devi passare
dalle spine.
Graffiarti, mischiare il sangue,
asciugare le lacrime che bagnano
il cuore, scambiarci la pelle, l'odore.
Sono infatti convinto che
le belle persone non profumano.
Le belle persone lasciano segni.
Graffiano.
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Pedro Almodovar
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volevoimparareavolare · 9 months ago
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Certe cose non ti scivolano addosso.
Certe cose ti si appiccicano alla pelle, ti si infilano sotto le unghie, ti si depositano nel sangue, fin dentro le ossa. Le senti tremare con te, nel cuore della notte, percuoterti il corpo con violenti singhiozzi, macchiarti le guance con lacrime bollenti. Certe cose ti si aggrappano al cuore, rendendolo pesante come un blocco di catrame, un lastrone di marmo con sopra inciso il suo nome.
Certe cose non ti scivolano addosso; ti trascinano con loro. In luoghi umidi e oscuri, dove non splende mai il sole e non brillano le stelle. Dove non c’è posto per sognare e in cui nessuna musica riesce ad arrivare. Dove tutto quello che puoi fare è cercare di continuare a respirare
respirare
respirare
mentre lentamente continui ad annegare.
-Alessia Alpi, scritta da me. 8.34 di una mattina iniziata piangendo.
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iimsc · 2 hours ago
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banalmente ora piangerei, e poi con gli occhi stanchi che bruciano mi addormenterei. invece stasera non piango, soltanto mi addormento, se possibile, se non è troppo disturbo. oppure guardo un certo film, con certe scene irruente, e un tale scivola inanime contro certe pareti o porte o altre cose verticali, scivola sul suo stesso sangue perché lo hanno colpito con un'arma da fuoco e io sussulto e poi lo invidio ma tanto quel suo sangue è finto e il mio è vero; pessima idea, proprio pessima idea. meglio restare viva, forse farò certi sogni brutti che forse mi sveglieranno e io maledirò certi santi o certi diavoli, come se fosse colpa loro, poverini. invece il gran bastardo è il regista di sto film, o io, che cerco certi film, per risparmiarmi certe lacrime
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